Strumento magico per eccellenza: si crea con la terra, si mischia con l’acqua, la si modella e la si cuoce nel fuoco e si suona con l’aria: è l’Ocarina.

Arghilofono (costruito in argilla), strumento timido, non esce mai di casa senza le sue quattro sorelle, fra cui spicca la primogenita, quella grande, quella panciuta; amata e suonata in tutto il mondo, conta migliaia di suonatori anche  nell’estremo Oriente. Il nome ocarina deriva da ucareina, diminutivo della parola oca, in dialetto bolognese: da qui, al sol pensiero, i fraintendimenti si sprecano.

Le ocarine di Umberto Cavalli sono di Arrigo Mignani: entrato a far parte del concerto delle ocarine di budrio nel 1963, nel 1964 Mignani potè presentare il suo primo concerto di ocarine completo e continuò così la tradizione budriese per per ben ventotto anni.

Le ocarine di Stefano Michelotti sono di Fabio Menaglio, costruttore che dal 1989 sta continuando la tradizione iniziata da Giuseppe Donati a Budrio nel 1853.