La fisarmonica
E’ il collante di tutte le melodie della Pneumatica Emiliano Romagnola, l’emblema della musica Emiliano Romagnola nel mondo: lo strumento che più di tutti richiama alla nostra regione di appartenenza. Con lo stesso strumento abbiamo le melodie dei bal stacc dell’Appennino e dei bal specc delle pianure, per arrivare al loro contrapposto, il liscio romagnolo. Percorrere le tracce degli strumenti musicali dell’Emilia Romagna è un poco come seguire un sottile filo, spesso intrecciato, annodato. Anche rotto. Eppure è un filo, anzi una matassa, concentrazione di filo; o di fili. La ricchezza di strumenti musicali della regione consente infatti di perdersi e ritrovarsi, di potere collegare qualsiasi altro percorso a questo, di sovrapporlo a ottenere una sorta di caleidoscopica orchestra musicale. E poi, soprattutto, questa fisarmonica in particolare ha tantissimo volume, cosa che a noi piace molto.
La fisarmonica suonata da Umberto Cavalli è una Moreschi a doppio cassotto del 1998; Moreschi, produttore di Castelfidardo, eccellenza nel mondo per la costruzione di fisarmoniche.
Il violino
Il violino è uno strumento della famiglia degli archi, dotato di quattro corde intonate a intervalli di quinta. Le fonti più antiche fanno risalire la sua nascita all’inizio del XVI secolo, quando era utilizzato principalmente nella musica di danza. La forma esterna del violino non è sostanzialmente cambiata: con Zuffi si diceva sempre che il violino ha “il femmineo sembiante”. Il modo in cui il violino è tenuto non è soggetto, nel repertorio tradizionale, ad alcuna altra regola se non gli stilemi regionali e… l’abitudine del musicista: contro il petto, contro o sopra la spalla, sotto il mento, in passato anche contro il fianco.
Nel repertorio emiliano-romagnolo – così come in altre tradizioni continentali – a mostrarsi fondamentale nella tecnica del suono (e a connotare, più di altri aspetti, le diverse tradizioni regionali e nazionali) è anche l’uso dell’archetto, al punto che alcuni violinisti ritengono di suonare in realtà due strumenti, il violino e… l’archetto.
I violini suonati da Thomas Foschini sono stati costruiti dal nonno, Giovanni Foschini, nel 1980 e nel 1990, in legno d’abete e d’acero
La viola
Sorella maggiore del violino, la viola è per definizione femmina. Per storia, versatilità, capacità di sostenere il canto o di cantare essa stessa. Strumento classico, raramente solista, spesso di controcanto a violini e violoncelli, la viola assunse ben maggiore importanza nella musica da camera del classicismo viennese, una tradizione che tanto ha dato nei secoli successivi alla tradizione emiliana e romagnola, a partire dalle musiche da ballo qui composte per nobili cittadini, abitanti di borgate di pianura e – più raramente – di appennino. Forse per questo, insieme alla sua corda di DO basso che al fratello minore violino è preclusa, la viola si adatta magnificamente al repertorio tradizionale emiliano-romagnolo, sia alle danze sia – e soprattutto – alle storie d’amore, di morte, di lotta che, al suono del basso continuo, risuonano da secoli tra la via Emilia e il West.
La viola suonata da Thomas Foschini è stata costruita dal nonno, Giovanni Foschini, nel 1989, in legno di pioppo e abete
Il mandolino
Il mandolino è un cordofono a plettro della prima metà del XVII secolo. Appartiene alla vastissima famiglia dei liuti, discendenti dall’arabo oud approdato in Europa durante il medioevo.
Lo strumento è costituito da una cassa armonica e da un manico sul quale è riportata la tastiera, una striscia di legno duro suddivisa in porzioni corrispondenti ciascuna ad un semitono.
Il repertorio di musiche per mandolino è pressoché illimitato, potendosi adattare a questo strumento vari tipi di musica; infatti pur essendo uno strumento popolare, è stato impiegato anche nella musica cosiddetta colta e, talvolta, anche nell’opera lirica.
Il mandolino suonato da Stefano Michelotti è della “Premiata fabbrica strumenti musicali a corda Vincenzo Miroglio e figli” Catania intorno al 1950
L’ocarina
Arghilofono (costruito in argilla), strumento timido, non esce mai di casa senza le sue quattro sorelle, fra cui spicca la primogenita, quella grande, quella panciuta; amata e suonata in tutto il mondo, conta migliaia di suonatori anche nell’estremo Oriente. Il nome ocarina deriva da ucareina, diminutivo della parola oca, in dialetto bolognese: da qui, al sol pensiero, i fraintendimenti si sprecano.
Le ocarine di Umberto Cavalli sono di Arrigo Mignani: entrato a far parte del concerto delle ocarine di budrio nel 1963, nel 1964 Mignani potè presentare il suo primo concerto di ocarine completo e continuò così la tradizione budriese per per ben ventotto anni.
Le ocarine di Stefano Michelotti sono di Fabio Menaglio, costruttore che dal 1989 sta continuando la tradizione iniziata da Giuseppe Donati a Budrio nel 1853.
La ghironda
La ghironda, o gironda, è un cordofono di origine medievale composto da corde che vengono strofinate da e su un disco, cosparso di pece.
L’origine medievale della ghironda la avvolge nel mistero, rimandando a favole di cantastorie e menestrelli, di capitani e regine e pastorelle, nelle aie con i bambini in festa. Altro nome della ghironda è “viola da orbo” per fare capire ulteriormente il carattere della ghironda: uno strumento complesso e avvolto nelle nebbie e nelle difficili storie della difficile vita del ghirondista medievale. Il più delle volte suonata da mendicanti, ma allo stesso tempo inserita nelle corti dei re e delle regine, dalle più umili bettole al fasto dei castelli: questa è la ghironda.
Dalla regina alla pastora, dalla corte al cortile.
La ghironda suonata da Stefano Michelotti è una Bernard Kerboeuf del 2009
La nyckelharpa
La nyckelharpa o viola d’amore a chiavi è un cordofono ad arco dotato di una tastiera che, agendo sulle corde, ne modifica l’intonazione. Prodotto a partire dal tardo medio evo, lo strumento possiede secondo il periodo storico e la provenienza geografica da una a quattro corde melodiche, uno o due bordoni e una quantità variabile di corde di risonanza, che risuonano grazie alla sollecitazione delle corde melodiche arricchendone la sonorità. Immagini datate al tardo Medio Evo permettono di riscontrare, fin dall’epoca, una sua diffusione su di un asse geografico nord-sud all’area dei tre paesi Svezia, Germania ed Italia il che la colloca come appartenente al patrimonio culturale europeo comune. Tuttavia, a partire dall’epoca barocca, questa, sopravvive come strumento di tradizione, quasi esclusivamente nella Regione svedese dell’Uppland e nei suoi dintorni. La denominazione svedese di questo strumento significa letteralmente “arpa a chiavi”.
La viola a chiavi suonata da Stefano Michelotti è di Jean-Claude Condi costruttore di strumenti antichi ed archetti dal 1970.
Le percussioni
I tamburi a cornice sono entrati nell’uso di numerose culture musicali e hanno una storia assai lunga. In base al materiale iconografico giunto fino ai giorni nostri parliamo di un arco temporale di circa 6000 anni. Grazie a questa vasta iconografia, possiamo vedere come molti tipi sia di tamburelli che di altre percussioni,compaiono già nelle raffigurazioni mesopotamiche, egizie, medio-orientali, arabe e nell’antichità romana e greca.
La cosa più interessante è che non appartengono di certo, prima facie, alla tradizione emiliano romagnola, ma siamo troppo impauriti dal suonatore in questione, per dirlo ad alta voce.
Gli strumenti suonati da Alberto Mammollino sono di origine turca, israeliana, tunisina e spagnola, per quanto riguarda le percussioni di area mediterranea, mentre sono di sua produzione i tamburi a cornice prodotti negli ultimi cinque anni dal 2001 ad oggi.
Il basso e la batteria
Dal contrabbasso, strumento principe per “tenere il tempo” e dare quel suono profondo che tanto aiuta l’orecchio e la pancia del pubblico, degli eventuali ballerini e degli altri suonatori, al basso elettrico, il passaggio è rapido ed indolore. Uguale discorso va fatto per la batteria, che si unisce al basso in un matrimonio ritmico totale.
Di certo è una delle caratteristiche peculiari della Pneumatica Emiliano Romagnola avere questi due strumenti sul palco, per trasformare le melodie d’epoca in un suono più moderno, più aggressivo e molto spesso anche più efficace.
La musica di tradizione cambia, è sempre cambiata e sempre cambierà: noi non facciamo nulla per ostacolare tutto ciò!
Il basso suonato da Andrea Guerrini è un Fender Precision bass del 1983
La batteria suonata da Riccardo Frisari è una Gretsch del 2000.
L’armonia
E’ la consonanza di voci e di strumenti, di suoni e di ritmi; una combinazione di accordi, cioè di suoni simultanei, ma anche non successivi fra di loro, che produce un’impressione piacevole all’orecchio e all’animo. Così, potremmo descriverla, l’armonia.
Ma è anche qualcosa di molto più semplice: un connubio, casuale ma invero molto ricercato, di voci, suoni e timbri, provenienti da mondi e materiali diversi fra loro, che si accostano, dapprima timidamente e poi in maniera sfacciata, per produrre vibrazioni sonore tanto sottili e precise da creare un beneficio, netto, in chi ascolta.
Niente cavi, niente microfoni, niente suoni lavorati e sempre tutti ad accordare: questa è la chiave; perchè “quando i padroni ci toglieranno la luce, noi suoneremo ancora, al buio”.